Se non hai già letto la prima puntata della storia della camicia dedicata al periodo Barocco e Rococò scoprila qui, per sapere come tutto è iniziato.

Dalla seconda metà del Settecento, la camicia, impreziosita da ricche decorazioni e messa in risalto dagli altri capi di abbigliamento, perde evidenza, assumendo le proporzioni di un capo solamente intravisto.
La tendenza si inverte: lo sfarzo e l’abbondanza precedenti si ridimensionano, lasciando spazio allo stile classico. Il gilet viene abbottonato sul petto e i polsini si riducono in brevi volant.
L’abit à la francaise, dopo la seconda metà del Settecento, viene indossato esclusivamente in occasione di cerimonie importanti.
Nuovi canoni si fanno strada: a dettare le regole della moda, questa volta, è l’Inghilterra, che introduce frack e riding-coat, l’abito per cavalcare.
Le esigenze, ora, sono cambiate: si necessita di abiti più comodi, anche se sempre ricercati nei tessuti e nei colori, nonché impreziositi da uno stile frivolo e manierato.
In questo periodo, le tendenze della moda iniziano a diffondersi più rapidamente e agevolmente, grazie alla circolazione di giornali specializzati nella grandi città della Francia e dell’Italia.

Le camicie si arricchiscono di piccole rouches (inserti di tessuto arricciato) ai lati dell’abbottonatura centrale e di minuti colletti a punta che sporgono per via delle abbondanti cravatte.

La camicia, come testimonia Il Giornale delle nuove mode di Francia e Inghilterra, è decorata da manichetti e di ricche increspature.
Predomina lo stile Anglo-Allemand, caratterizzato da tratti più semplici, irregolari e ricercati.

Il 1700 si conclude con una radicale trasformazione dell’abito maschile, riflesso della borghesia del tempo, dove la camicia è completamente piegata fin dal collo, avvolto da un fazzoletto bianco.

Ripercorrendo questi due secoli di storia, saltano all’occhio le sostanziali trasformazioni che la camicia e l’abito nel suo complesso subiscono, tutte necessarie a dare vita al capo d’abbigliamento che oggi indossiamo.