Eccoci arrivati alla fine della storia della camicia donna, un viaggio iniziato ai tempi dell’antica Roma e che si conclude con il Novecento fino ai giorni nostri. Con il progresso e l’entrata delle donne nel mondo del lavoro si annuncia finalmente la loro emancipazione, inoltre la moda femminile attinge con molta disinvoltura dall’abbigliamento maschile. Apripista di questo cambiamento nel nuovo secolo è Coco Chanel, l’iconica stilista che impone la camicia bianca, ne stravolge il taglio e la rende un vero capo cult.


La rivoluzione di Chanel fu quella di proporre tipi di camicie dal look essenziale e maschile. Grazie a lei, molti stilisti iniziano a liberare la loro creatività anche tramite questo capo basic: nel secondo dopoguerra, Christian Dior propone la camicia in organza abbinata con gonna di raso nera. E anche le dive di Hollywood degli anni Quaranta cominciano a dettare il loro stile, un esempio è Audrey Hepburn che nel film “Vacanze Romane” del 1953 gira in vespa per Roma con le maniche della camicia arrotolate.


Questi sono anche gli anni delle pin-up che esaltano la loro femminilità e sensualità indossando la camicia donna in vari modi, abbottonata per sottolineare le curve o con il collo camicia aperto per evidenziare la scollatura. Arrivano poi gli anni Sessanta e Settanta, il periodo dei movimenti rivoluzionari, del femminismo e della cultura pop. In questo contesto, la camicia bianca subisce un’altra trasformazione. Basta mostrare il corpo femminile, le camicie classiche uomo entrano a far parte del guardaroba delle donne che desiderano un look più androgino. Simbolo di questo capovolgimento stilistico è la copertina dell’album Horses di Patti Smith.


Con l’arrivo degli anni Ottanta e Novanta la camicia donna è stata interpretata e rappresentata in tutti i modi: oversize, con collo chiuso e tenuta fuori dai pantaloni oppure slim, indossata dentro una gonna alta in vita che slancia la figura. Oggi, la camicia da donnaè un capo estremamente versatile, sinonimo di bellezza ed eleganza immutabili.