Ci siamo lasciati con l’avvenimento della Rivoluzione Francese che ha promosso in tutta Europa l’ideale di uguaglianza e ha avuto una forte influenza anche nel mondo della moda. Nella prima parte dell’800, l’abbigliamento femminile è legato allo stile Neoclassico, dove la camicia da donna si allunga e diventa una sorta di abito che richiama la foggia di quelli indossati ai tempi dell’antica Grecia e Roma. Questo stile, chiamato “impero”, dura fino alla seconda metà del secolo, quando ancora una volta le tendenze cambiano. Assieme alla giacca del tipo corta a bolero o lunga fino ai fianchi, anche la “camicetta” diventa un indumento di grande successo e importanza tra le donne, perché completa l’abito a due pezzi.
In questi anni la camicetta è rigorosamente bianca e realizzata con tessuti leggeri, inoltre ritorna ad arricchirsi di ricami, jabots di pizzo, nervature e volants sulla parte frontale; la vita scende sul punto naturale, il colletto è alto, aderente e le maniche lunghe sono a sbuffo o a palloncino per rendere voluminosa la parte superiore del corpo. Per assottigliare ed evidenziare il punto vita vengono usati i bustini combinati alle gonne gonfiate dall’uso della crinolina, una struttura rigida che dava alla gonna la tipica forma a campana.
In questo periodo la moda riflette gli ideali e lo stile della famiglia borghese: l’uomo abbandona la vita in salotto e si dedica al lavoro negli uffici e negozi quindi ha bisogno di abiti pratici e comodi. La donna, invece, continua ad occuparsi della casa e della famiglia, ma inizia a dare più importanza al proprio aspetto fisico. Ma è solo con il nuovo secolo, il ‘900, si può parlare di semplificazione e rivoluzione dell’abbigliamento femminile, ossia quando le donne fanno il loro ingresso nel mondo del lavoro.
Nel prossimo capitolo parleremo di come la camicia annuncia l’emancipazione del mondo femminile.